Maratona di New York

Una corsa che diventa metafora della vita

Paolo Patui è l’autore dell’adattamento in friulano di Maratona di New York: un teatro a cronometro per una corsa che diventa metafora della vita. Il testo di Edoardo Erba in versione friulana viene prodotto dal Teatro Incerto / CSS Teatro stabile di innovazione del FVG. Nel 2002 vince il premio come miglior spettacolo presso la Rassegna di Teatro dilettale di Gradisca d’Isonzo. Inoltre, la ripresa video dello spettacolo è andata in onda su Rai Tre Friuli-Venezia Giulia e Telefriuli. La versione friulana di Maratona di New York è stata replicata per più di 300 volte in Friuli, in Italia e all’estero.
L’avvincente copione narra di due amici, di notte, in corsa nella campagna. Si stanno allenando per la gara amatoriale più famosa del mondo. Lunghe falcate nel buio e poche parole. Quelle che bastano per non essere soli, per ingannare la fatica. È quando il ritmo si fa più teso, quando il fiato comincia a mancare, che le parole prendono il sopravvento. Come un cronometro il filo dei pensieri batte più forte. Ricordi comuni e comuni incomprensioni di due maratoneti che si ritrovano a fare i conti con sé stessi e con gli altri, col senso delle proprie azioni, con piccoli particolari che non tornano. Mentre il sudore scende più freddo e la milza comincia a far male, l’allenamento svolta verso una meta drammatica. Le immagini sfuocano nella nebbia e nel buio, i punti di riferimento si perdono, ansimano perfino le parole, presagi di una tragedia da cogliere nelle frasi spezzate, nell’affanno del respiro, nel cuore che pompa a vuoto. Nel rumore, forse soltanto immaginato, di lamiere che si accartocciano.

 Una scena della rappresentazione
Una scena della rappresentazione
 Un’altra scena della rappresentazione
Un’altra scena della rappresentazione

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MARIO: Ogni tanto penso che questa cosa della corsa sia una stronzata. Cosa abbiamo da dimostrare? E soprattutto: perché tutti i giorni bisogna dimostrare qualcosa? Alle donne per esempio non importa niente… sì, poi ci sono anche quelle che corrono…

STEVE: Lesbiche.

MARIO: Mi piace perché sei elastico. Voglio dire, le donne…

STEVE (lo interrompe): So io. Non è che non sono capaci, che non sopportano la fatica. Non vedono la motivazione della cosa. Ti chiedono: perché corri? Perché ieri ho fatto trenta e oggi voglio fare ventinove. Non è un buon motivo, ti dicono. Difatti hai mai visto una donna che si appassiona al pugilato? C’è il match in televisione. Perché si picchiano? Perché questo deve buttar giù quello, sennò quell’altro butta giù lui. Non è un buon motivo. Ma facci vedere il match!

MARIO: Faccelo vedere, cazzo!

Ridono. Tacciono.

MARIO (spaesato): E noi perché corriamo?

STEVE: La maratona di New York. Non ti ricordi? Dobbiamo andare a farla, l’anno venturo in novembre. Abbiamo già prenotato il biglietto.

MARIO: Bisogna avere cinque ore di corsa nelle gambe.

STEVE: Cinque o sei.

MARIO: Quant’è che corriamo?

STEVE: Ventidue minuti.

Silenzio.
MARIO: Al è che mi ven di pensâ che chiste storie dal cori… sì, in some, de maratone… a sedi proprite une monade. Ce vino di dimostrâ? Simpri alc di dimostrâ, simpri meti a la prove se tu sês bon di fâ cuisacè. Juste par dî una robe, ma a lis feminis no i sbat un casso… a part che dopo a son ancje chês che a corin…

STEVE: Lesbiche!

MARIO: Tu mi plasis parcechè tu sês un tipo di larghe vedute.

STEVE (lo interrompe): O sai ben jo. Lôr no l’è che no vedin la posibilitât o che no sedin buinis di patî. Non vedono la motivazione. A ti domandin: vai a correre? Si. Perchè? Cemut parcè, cemut parcè, parcè che iar o ai fat trente o uè o ai voe di fâ vincjenûf. Tutto lì? Capistu? A ti disin Tutto lì! O se no, ancjemò piês ti disin Dato che esci puoi passare in lavanderia a ritirarmi un paio di pantaloni? Tu tu i disis di sì. Par falîs tasê. Dome par falîs tasê, che ti vignaress di sigâi in te muse: stupide! Atu mai viodût une femine cjalâ pugilato? Al è un match par television e lôr a ti domandin: perché si picchiano? Parceche se un dai doi al stâ fêr chel altri lu cope di botis. Non è mica un buon motivo. Ma fanus viodi il match!

MARIO: E lassainus in pâs, casso!

A ridin. A tasin.

MARIO (spaesato): E nô, parcè corino alore?

STEVE: La maratona. La Maratona di New York. E jè una vite che spietin di lâ a fale. No vino prometût che chest an che al ven, in novembre, io e te o sin a New York?

MARIO: Ninin par fâ la maratona bisugne rivâ a cori per cinc oris almacul.

STEVE: Cinc o sis.

MARIO: Trop vino fat fin cumò?

STEVE: Ventidue. Vincjedoi.

A tasin.

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Paolo Patui