Letture in corte è il progetto nato e cresciuto dal tandem dei suoi ideatori, Angela Felice e Paolo Patui. Nato nell’estate del 2007, ha ben presto destato un incredibile interesse, richiamando nelle serate estive di Udine un foltissimo pubblico nello spazio all’aperto di Palazzo Morpurgo. Zero scenografia, nessun effetto di luci, solo parole: quelle dei contrappunti con cui Angela Felice guidava il pubblico alla scoperta di autori e libri affascinanti, quelle lette da Paolo Patui e tratte dei testi stessi e quelle di alcuni “esperti” chiamati a approfondire dettagli delle opere proposte. Un binomio particolare, eppure – è il caso di dirlo – felice, che il pubblico udinese ha amato e seguito con fedeltà commovente per quasi una decina di anni.
Alcuni dei titoli letti nel corso delle Letture in corte:
- Il Barone Rampante di Italo Calvino
- La Vita Agra di Luciano Bianciardi
- Le Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo
- Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa
- Bartleby lo scrivano di Herman Melville
- Madame Bovary di Gustave Flaubert
- Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi
- Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello
- Amado Mio di Pier Paolo Pasolini
- Il sogno di una cosa di Pier Paolo Pasolini
- La stazione di Varmo di Sergio Maldini
- Le braci di Sandor Marai
Il ricordo di Patui che con Felice era protagonista delle Letture in Corte. «Che magnifiche serate»
Dal Messaggero Veneto del 06/05/2018
Ce ne stavamo lì, tu con la tua immancabile sigaretta e la tua voce felice, io con i miei silenzi. Era il nostro modo di farci compagnia prima di ogni serata. Era ancora presto, c’era ancora luce, eppure già cominciava a arrivare gente. Tanta. Tantissima. Straripante. Ci siamo guardati più volte stupiti per l’affetto di quel pubblico in cui tu ti intrufolavi per salutare, accogliere, intrattenere, al contrario di me, così ispidamente friulano da sembrare appartato. Dietro a quelle Letture in Corte quante discussioni, cara Angela: tu non volevi che io tagliassi quelle righe da un brano, io insistevo che una lettura non può durare troppo a lungo. “Angela non citerai mica Pasolini anche stasera, vero?”. “No, scherzi? Però ci sarebbe una sua frase, solo una frase, eh…”.
Discutere con te voleva dire sempre e comunque trovare quella soluzione positiva che ci ha trasformati in una strana coppia diversa: io lungagnone e imponente tu minuta e leggera, io serio tu sorridente, io preoccupato di annoiare tu di non soddisfare. Eppure c’era un equilibrio segnato dalla tua energia infinita e dalla tua convinzione che divulgare cultura, idee, storie fosse un necessario servizio per conservare il senso umano di una comunità. Lo sapevi bene. E sapevi dirlo e darlo talmente bene che lo hanno capito anche le pietre su cui sono appoggiato adesso, in questa serata tiepida di Udine su cui il cielo sorride. Quel cielo che guardavamo a volte preoccupati per l’incombere delle nuvole e della pioggia, con te che dicevi: “Ma no dai, vedrai che non piove!”.
E poi arrivavano le campane del duomo che avevamo imparato a ascoltare perché dopo il nono rintocco era pronti via. Pronti via per iniziare Angela, non per andartene! Così svelta, così rapida, così improvvisa come un battito d’ali che pare scuota l’aria di un niente e provoca invece un grande e incolmabile vuoto.
Di Paolo Patui